Papaya è una pianta della famiglia delle Caricacee. Il suo ambiente di crescita originario è costituito da regioni con temperature costantemente elevate, come l’America centrale e meridionale.
Papaya è estremamente amante del calore e preferisce rimanere all’interno del suo intervallo di temperatura preferito.
In inverno… Quando la temperatura scende al di sotto di 1°C, le foglie possono schiarire di colore. Dopo i danni causati dal gelo, il colore diventa gradualmente marrone o nero e possono verificarsi sintomi come l‘appassimento e la caduta.
Durante l’estate… Papaya deve essere mantenuta al di sotto di 38°C. Quando la temperatura supera i 43°C, il colore delle foglie diventa più chiaro e la pianta diventa più suscettibile alle scottature.
In Italia può essere coltivata sulle coste siciliane e su quelle meridionali e occidentali-meridionali calabresi (da Reggio Calabria a Capo Spartivento): tuttavia a causa delle basse temperature invernali fruttifica solo da aprile a novembre, a differenza delle regioni tropicali dove fruttifica tutto l’anno.
I frutti sono maturi quando la loro buccia verde comincia a ingiallire e il frutto è più morbido al tatto.
Proprietà nutrizionali.
I frutti di Papaya sono molto gustosi e nutrienti!
100 g di polpa forniscono 89 kcal.
La sua polpa è fonte di minerali quali: potassio, calcio e fosforo e di vitamina C, vitamina A e niacina.
Inoltre la polpa di papaya contiene composti bioattivi dalle spiccate proprietà antiossidanti quali Beta-Carotene e licopene.
Nel frutto di papaya e nel lattice, da esso ricavato per incisione, ritroviamo la papaina, una miscela di enzimi proteolitici ed il lisozima.
- La papaina viene definita «pepsina vegetale», è considerata come una sorta di analogo della pepsina umana. Viene impiegata infatti per contrastare i disturbi digestivi.
- Nel campo dell’industria alimentare invece viene impiegata per chiarificare le bevande e per ammorbidire le carni.
- Alla papaina, inoltre, sono attribuiti effetti anti-ulcera e proprietà antimicrobiche e antielmintiche.
- Alla papaya fermentata invece, che si ottiene facendo fermentare (tramite fermentazione microbica) il frutto polverizzato, vengono attribuite proprietà antiossidanti e anti-età.
- Il lisozima è una proteina presente in genere nelle secrezioni umane ed animali, a cui viene associata un’importante azione antibatterica, antivirale, e di partecipazione alla risposta immunitaria. Nella papaya troviamo il lisozima vegetale.
Modalità di conservazione.
Tuttavia, come tutti i frutti, anche la papaya ha una durata limitata e necessita di una corretta conservazione per mantenere intatte le sue proprietà nutrizionali e organolettiche.
•La papaya è un frutto climaterico. La conservazione in frigorifero è l’opzione ideale per le papaye già mature che non si prevede di consumare immediatamente. Le temperature refrigeranti rallentano la maturazione e preservano dalla perdita di vitamine.
•Prima di mettere la papaya in frigorifero, è importante lavarla e riporla ben asciutta, perché l’umidità favorisce la proliferazione microbica.
Se la papaya è già stata tagliata, è consigliabile coprire la parte esposta con della pellicola trasparente per proteggerla dall’ossidazione.
In frigorifero, la papaya può durare da 1 a 2 settimane, a seconda del grado di maturazione. È importante controllare regolarmente il frutto per verificare la presenza di eventuali segni di deterioramento.
Oppure… una volta tagliata, la papaya può essere congelata fino a un anno o essiccata con un disidratatore per una conservazione nel breve o nel lungo termine.
Usi alimentari nel mondo.
Il ‘’dulce de lechosa’’ è un dessert tradizionale del Venezuela a base di papaya.
In Thailandia il frutto acerbo, tagliato a julienne, serve come base per la som tam, insalata di papaya verde.
Nelle Filippine, il frutto viene regolarmente consumato fresco e utilizzato per la preparazione di numerosi piatti locali come l’atchara, i lumpia (una sorta di involtino primavera) e in diverse ricette di pollo e maiale.
Curiosità.
Il primo europeo ad assaporare la papaia fu HernànCortez quando venne in contatto con la civiltà azteca. Si racconta che gli Aztechi, credendolo un Dio, lo avessero ricevuto con tutti gli onori imbandendo un lauto banchetto, alla fine del quale gli fu offerto questo frutto. Pare che avesse capito si chiamasse “ababai”, traducendo poi quel suono con l’attuale vocabolo “papaia”.
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